Pare prendere fuoco il firmamento che avvolge la pianura mentre dietro il Musinè bagliori intermittenti svelano i primi raggi del sole, ansiosi di illuminare le vette che cingono a corona la valle silenziosa adagiata nel crepuscolo. Via via, i versanti si fanno purpurei sfumando, policromie di meraviglia. Un grande cerchio di fuoco si è posato sulla città per salire nel cielo, rincorrendo la luna che giace, stanca, sulle guglie dell’Ambin.
Si svegliano i nidi vestendo le fronde d’armonia, la rugiada luccica degradando lungo i declivi, inversamente al sole che sale all’orizzonte illuminando erbe e fiori ancora nell’ombra ed in tremula attesa che un raggio generoso li consoli dal gelo della notte. Laggiù, fra i prati e le contrade, la Dora ed i torrenti che la nutrono diventano nastri d’argento. Genti s’apprestano al quotidiano impegno volto a completare (o a distruggere) i disegni del creato. Ogni aurora alza un inno alla speranza, una canzone per il nuovo giorno fatto di attese, di sogni e progetti di vita.
Testo e foto da “Scampoli di Gioia e Poesia” di Elisio Croce