Sfumando via via nell’intensità dei colori, biondeggiano le messi e le corolle dei fiori conseguono la pienezza del loro splendore. I rododendri tingono i versanti di concerto con le genziane offrendo policromie di gioia. Gli armenti punteggiano i declivi fra gli alpeggi, le stelle si fanno più brillanti ed il sole matura frutti e foraggi. Olezzo di castagno avvolge borghi e contrade, le sere si fanno dolci mentre il canto dei grilli subentra all’inesauribile cicala che ha accompagnato il giorno. La montagna interpreta, generosa, la sua intercessione climatica offrendo con la brezza che accarezza i declivi e le acque fresche dei torrenti, refrigerio fra i borghi che vivono ai suoi piedi.
I primi temporali irrorano i pascoli garantendone la verzura mentre incontro alla pianura s’indorano le segale e s’attenuano le voci gaie della primavera.
Lassù, gli ultimi scampoli di neve luccicano rassegnati al sole che li estingue ed i rifugi rivivono dopo tanta solitudine. È pur vero che le montagne “turistiche” per la loro posizione fra infrastrutture viarie e possibilità di salite artificiali, sono prese d’assalto, nella stagione estiva, poiché costa poca fatica una vetta conseguita con mezzi meccanici ma, muta di poco la frequentazione dei monti raggiungibili con sudore dove si continua a godere in tranquillità la simbiosi con la natura.
Testo e foto da “Scampoli di Gioia e Poesia” di Elisio Croce